La Traumatologia Dello Sci

La Traumatologia Dello Sci

Lo sci alpino è l’attività invernale più popolare in tutto il mondo, con circa 200 milioni di sciatori e 70 milioni di snowboarder e rappresenta circa i due terzi di tutte le persone presenti sulle piste da sci.

Lo sviluppo di sci ‘carving’ a metà del 1990 ha certamente contribuito a riaffermare il fascino di questo sport, che permette ai principianti di progredire rapidamente e agli sciatori più esperti di eseguire “tricks” e manovre che prima non erano a loro concesse.

Parallelamente ad una attività sportiva così praticata devono essere considerati gli infortuni che possono incorrere durante questa pratica sportiva.

I primi dati relativamente agli infortuni da sci sono stati riportati intorno al 1970; ad oggi il tasso complessivo di infortuni nello sci alpino è diminuito di circa il 50%. Esso è attualmente pari a circa 2 infortuni ogni mille giorni/sci. Questo tasso di incidenza è rimasto pressoché stazionario negli ultimi dieci anni.
La diminuzione del tasso di infortuni complessivo è molto probabilmente legato a progressi nelle apparecchiature e nei materiali sportivi e legato a miglioramenti nella gestione del comprensorio sciistico (grooming, pendenza di design, segnaletica,
barriere, ecc.).

Bisogna tuttavia considerare che esiste una variabile molto ampia di fattori che potremmo definire “esogeni-ambientali” che possono concorrere al verificarsi dell’evento trauma. Ad esempio le condizioni della neve, la temperatura, l’altitudine.

Se analizziamo le statistiche dei traumi riportati dagli sciatori notiamo come il 58% di t utte le lesioni è rappresentato da traumi degli arti inferiori (anca, inguine, ginocchio, gamba, piede), mentre il 20% è a carico dell’arto superiore (spalla, braccio, gomito,
mano, dita e pollice). Il ginocchio è la parte più comunemente lesa del corpo (41%) seguito dalla colonna vertebrale (12%) e dalla mano / dito / pollice (11%).

Ma vediamo nel dettaglio i diversi distretti anatomici.

GINOCCHIO

Le lesioni alla parte inferiore della gamba sono sempre state un problema per gli sciatori alpini. Agli albori di questo sport, le fratture di tibia e perone erano molto comuni, generate dalle forze di torsione dopo una caduta e vincolate dello scarpone
basso. Il successivo sviluppo di attacchi a rilascio e di scarponi più alti sulla tibia, hanno avuto molto successo nel ridurre l’incidenza di tali fratture, ma purtroppo non hanno offerto più protezione al ginocchio.

La lesione al legamento crociato anteriore (LCA) rappresenta ad oggi in assoluto l’infortunio più frequente (69%).

Ginocchio

>LCA- LCP
La lesione dei legamenti crociati, si verifica quando l’articolazione viene sollecitata in modo abnorme tendendo il legamento o in iperestensione di ginocchio o in flessionetorsione dello stesso con pulsione anteriore o posteriore delta tibia rispetto al
femore.

>LCM
Il legamento collaterale mediale, la cui funzione meccanica è la stabilizzazione del ginocchio nel suo lato “interno” durante il movimento, viene solitamente leso per una spinta laterale al ginocchio con piede fisso a terra. Si associa frequentemente
alla lesioni del LCA nei movimenti in valgo-stress (trauma con ginocchia a X).

>MENISCO
Le lesioni al menisco, soprattutto il mediale, sono evenienze tutt’altro che rare nello Sciatore. Sono solitamente provocate da un movimento di flessione del ginocchio associato a rotazione del piede indotto dal gesto atletico o da un malfunzionamento
degli attacchi durante una caduta. Spesso la lesione meniscale si associa a lesione dei legamenti.

Che fare?
Il trauma distorsivo di ginocchio è tutt’altro che banale, anche se talvolta lo sciatore colpito da questo tipo di infortunio può non presentare immediatamente il quadro caratteristico (tumefazione, dolore ed impotenza funzionale). Potrebbe addirittura
riuscire a rialzarsi e perfino continuare a sciare, sottovalutando così il problema.
Pertanto è sempre bene sottoporsi ad una valutazione specialistica anche nel caso in cui il ginocchio si dovesse gonfiare e dovesse cominciare a fare male il giorno successivo al trauma.

LA SPALLA

spalla

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>LUSSAZIONE DI SPALLA
La lussazione acuta della spalla è una lesione estremamente dolorosa. Di solito si verifica in seguito a caduta appoggiando la mano tesa al terreno, determinando così un movimento torsionale. Il risultato finale è che la testa dell’omero perde la sua centratura e il suo normale allineamento all’interno dell’articolazione della spalla.

Nella maggior parte dei casi si tratta di lussazione anteriore (vedi immagine 3). Più raramente, la spalla può dislocare in senso inverso (lussazione posteriore). In questo caso potrebbe essere più difficile porre diagnosi e generalmente si rendono necessarie proiezioni particolari all’esame radiografico.

spalla

L’articolazione gleno-omerale, come abbiamo visto, è costituita dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota su una superficie della scapola, detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360° nello spazio.
Oltre alla capsula articolare, ai legamenti e ad un complesso di muscoli, detti cuffia dei rotatori, vi è una struttura di contenimento presente a livello del bordo glenoideo scapolare, detta cercine che partecipa alla stabilità articolare e presiede alla “centratura” della testa omerale sulla glena scapolare durante il movimento.

In seguito ad episodi di lussazione queste strutture possono venire danneggiate irreparabilmente determinando così una loro lassità e una conseguente poca contenzione anatomica configurando il quadro di lussazione “abituale o recidivante” di
spalla.
Che fare?
Quando ci si trova di fronte ad una persona con una sospetta lussazione di spalla è opportuno non eseguire nessuna manovra riduttiva (spesso le lussazioni di spalla sono associate a frattura!), immobilizzare l’arto in modo da impedirne il movimento e
aspettare i soccorsi.

spalla

>LUSSAZIONE ACROMION-CLAVEARE

Le lesioni dell’articolazione acromion-claveare sono provocate da un urto diretto alla faccia laterale della spalla o per caduta o per collisione con un altro sciatore; ciò produce un danno la cui estensione e profondità possono giungere, attraverso lo stadio di stiramento e parziale lacerazione, sino alla completa rottura della capsula e di tutto il complesso legamentoso dando cosi origine ad una lussazione acromion-claveare. In caso di franca lussazione dell’acromion-claveare si noterà una deformità del profilo anatomico legata allo postamento della clavicola verso l’alto, rispetto all’acromion.

TRAUMA CRANICO E TRAUMA DISTORSIVO CERVICALE

I traumi cranici e le lesioni del capo rappresentano il 9-19% di tutti i traumi scicorrelati. Sono legati soprattutto a tre fattori: aumento della velocità di discesa, incremento dei praticanti con aumento della densità di sciatori sulla pista, urti contro ostacoli naturali (alberi, rocce…) o contro ostacoli non ben segnalati o non protetti (piloni di funivia, tralicci di cavi…ecc.).
Questi rappresentano sicuramente i traumi più pericolosi e più gravi perché possono associarsi a perdita di coscienza e fratture delle vertebre cervicali con conseguente possibile danno midollare.

L’utilizzo del casco (diventato obbligatorio da alcuni anni per i ragazzi al di sotto dei 14 anni) ha ridotto del 60% gli eventi traumatici al capo sia tra gli adolescenti che tra gli adulti.

Che fare?
Nel caso in cui ci trovassimo a dover soccorrere uno sciatore che ha subito un trauma ad alta energia (impatto con altro sciatore o contro un mezzo solido) e sospettassimo un trauma cranico, è fondamentale non muovere l’infortunato, impedirgli di alzarsi.
Altrettanto importante è cercare la comunicazione continua con l’infortunato, in modo da mantenere un contatto attivo in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

LA PREVENZIONE

1. Curare nei minimi dettagli la preparazione atletica, da svolgere nei mesi che precedono la stagione invernale. La preparazione fisica deve essere finalizzata a recuperare il tono trofismo muscolare, rinforzare i muscoli della schiena, rendere elastiche le articolazioni (caviglia, anca, ginocchio).
Utile l’esecuzione di un programma aerobico (corsa, cyclette, nuoto) per migliorare le doti di resistenza.

2. Verificare la corretta funzionalità e il buon stato manutentivo della nostra attrezzatura. Verificare che gli attacchi siano regolati secondo il proprio peso e le proprie capacità atletiche.

3. Rimanere sempre concentrarti in pista, in particolare all’inizio e alla fine della giornata sulla neve. È stato dimostrato, infatti, che la maggior parte degli incidenti sugli sci avvengono durante le prime ore (a muscoli freddi) o in ultima discesa.

4. Prudenza soprattutto nelle ore di punta, quando la pista è più affollata, controllando i movimenti degli altri sciatori più vicini.

5. Percorrere sempre una pista adatta alle proprie capacità tecniche, evitando i “fuori pista”.

6. Evitare la forte velocità quando le piste sono molto affollate e quando non si è in grado di controllare adeguatamente i movimenti sugli sci.

 

Dott.ssa Clara Terzaghi http://www.orthoterz.com
Medico Chirurgo Specialista in Ortopedia e Traumatologia
UOSD Chirurgia Articolare Mini-Invasiva
Resp. Medico della Banca Regionale del Tessuto Muscolo-Scheletrico
Istituto Ortopedico Gaetano Pini – Milano

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